Pecora, zagara e sakura

Tornavo a casa a piedi dalla biblioteca tutta soddisfatta dopo aver recuperato un libro che desideravo leggere da un po’, “Io, Robot“, di Asimov. Strada facendo sento qualcuno urlare e camminando capisco che non era di dolore ma quel “qualcuno” stava inveendo contro “qualcun’altro”. Il “qualcun’altro” era la ragazza proprietaria – suppongo – dei bassotti che erano tutti insieme nel parco dei cani, vicino casa nostra e davanti al quale passo per andare e tornare dalla biblioteca. Non ho visto la scena dall’inizio. Deduco che la signora che stava inveendo contro la ragazza, in compagnia di una signora più anziana e di un malconcio labrador, abbia fatto per entrare nel parco e i bassotti abbiano preso ad abbaiare (come in effetti stavano facendo). Nel suo inveire – si noti – fuori dal parco e dall’altro lato della strada allontanandosi dal parco, ne ha dette di ogni sui bassotti e sull’abilità della padrona di saperli governare colorendo opportunamente le sue invettive.

Il ché mi ha infastidita; ero tentata dal tapparmi le orecchie per non sentirla più, tanto sgradevole mi è risultata la sua invettiva. Non parlo di “ha ragione l’una o l’altra”. La “ragione” della signora “si perde” nella modalità, volgare ed offensiva, oltrettutto senza possibilità di confronto.  E se, invece, si fossero fermate entrambe a parlare e ad ascoltare (ASCOLTARE, non sentire) l’una le ragioni dell’altra: magari la ragazza avrebbe dichiarato qualche difficoltà ad addestrarli e la signora avrebbe potuto condividere la sua esperienza o quella di conoscenti. E se, invece di immediatamente giudicare, avessero preso in considerazione prospettive diverse, magari si sarebbero trovate ugualmente non-simpatiche ma forse la signora non avrebbe mandato all’altro paese la ragazza dall’altro lato della strada.

Una volta presi la metro e tirai fuori lo smartphone per mandare un msg a Max sedendomi di fronte ad una persona anziana. Al ché ella, che aveva notato il mio gesto, partì con un monologo a voce moderata sulla dipendenza dei giovani (qui apprezzo il complimento) dai cellulari. Io che non ho – per me è, fortunatamente – la dipendenza dai cellulari e dai social network dopo aver mandato il msg ripresi la mia – questa sì – “dipendenza” : il libro che all’epoca stavo leggendo. E quella continuava col suo monologo. Immagino di averle dato il là e che mi abbia assimilato.

Quanto facile è assimilare e giudicare e quanto difficile è ascoltare e vedere oltre.

Se fossimo tutti così veloci a giudicare, ilmioamoreLorenzo sarebbe un bambino maleducato e scostante. Invece – guarda un po’ – è solo un bambino autistico non verbale.

L’episodio dei cani è accaduto durante la settimana lasciando un certo strascico e considerazioni varie sull’essere umano. E così ho spazzato via un po’ di tristezza nel fine settimana cimentandomi con questo dolce al bicchiere a strati: pan di spagna al succo di amarene (da cui il colore accentuato con alcune gocce di colorante alimentare in gel), gelatina morbida di limone, ricotta di pecora montata, granella di nocciole e amarena a pezzi. Poiché “mi è venuto il trip delle gelatine” (mi fa ridere questa espressione) ho provato a versare la gelatina morbida di limone in stampi in silicone ottenendo dei risultati di forma – diciamo – migliorabili ma dal sapore delicato.

Ormai si è capito che adoro la ricotta, anche di pecora.  Montata esalta ancor di più il sapore quindi – se voleste provare – suggerisco prima di assaggiare al naturale la ricotta e poi sperimentarla in preparazioni. Ma non giudicatela subito, datele una chance 😉

E il nome del dolce? Dai, su, è presto detto!

Grazie!

Sakura
Foto presa dal web digitando “Sakura”

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Zagara
Foto presa dal web digitando “zagara”

16 pensieri su “Pecora, zagara e sakura

  1. La tendenza a dar giudizi sommari senza approfondire penso ci sia sempre stata, oggi è aggravata dal fatto che siamo tutti “tuttologi”, con un colpo di click pensiamo di conoscere ogni possibile scibile. Un colpo di click che, ricordiamo, non ha verifiche di sorta, ognuno scrive quel che vuole e il “popolo della rete” se lo legge e se lo beve. Porta pazienza, l’unica strada è quella di scegliersi i giusti compagni di strada. Questa ricetta è un attentato alla prova costume 😉

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    1. Hai scritto proprio giusto. Da una parte questa ignoranza vestita da saccenza e arricchita di superbia mi fa paura perché può far davvero danni. E dall’altro ritrovo sperenza nell’alternativa che ci resta e che tu hai pienamente centrato: “scegliersi i giusti compagni di strada”. E ingrandire la compagnia. Grazie Paola!
      …un bicchiere ogni tanto 😛

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  2. Il mio motivo per odiare l’umanità di oggi è servito da te ahahahah
    Io dico sempre: se ci sono le guerre è perché già dal piccolo agli uomini piace farle.
    Il nome dei dolcetti è quindi “pecora, zagara e sakura?”

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  3. Riflessione giustissima cara Milena, magari tutti avessero la tua sensibilità. A volte basterebbe anche un po’ di educazione, per capire come è il caso di comportarsi. E che a urlare non si risolve nè si guadagna mai nulla. Ci credo che tu ti sia portata dietro la cattiva sensazione per un po’.
    Il dolce è stratosferico, la ricotta di pecora la adoro!! E l’insieme dei sapori (amarena, limone, ricotta) deve essere divino. Originale come sempre. 🙂
    Buona settimana!

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  4. Tesoro, quanta “tristezza” o disappunto o delusione traspare da queste righe: tu che “ascolti”, davvero e che vuoi bene davvero, che sai andare oltre ❤ ormai mi hai conosciuta e sai come sono: ascolto solo ciò che, spesso, di sbagliato mi racconta il mio cuore. Ti racconterò cosa mi è capitato sabato quando, sotto un acquazzone ho trovato un cane per strada, l'ho raccolto e l'ho portato dal mio vetrinario che è lì vicino con la speranza che il cane fosse censito lì: era censito lì mati racconterò a voce i "dettagli". Un abbraccio e tante tante chances a questo bicchiere cos' "trippato" dalle dipendenze (della ricotta, cosa vai a pensare 😀 ) ❤

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