Brownies

Ero sul treno. Tornavo a casa a Monza dopo essere stata a casa dai miei, in Abruzzo. E lì da sola sul treno, alternando momenti di lettura a momenti di sonno e a momenti di pensieri che fluiscono liberamente, ho realizzato che i Brownies li avevo fatti per lui, per ilmioamoreLorenzo, mio nipote.

Mia sorella mi aveva chiesto di aiutarla a preparare dei dolci per festeggiare il compleanno di Lore e io, tra gli altri dolci, ho pensato ai brownies perché il cioccolato, tendenzialmente, piace ai bimbi.

A mia sorella ho mandato la lista degli ingredienti tra cui le noci. Noci che – la mia amata sorellina – ha visto bene di procurarmi col guscio (!). Sicché mentre lei e ilmioamoreLorenzo erano fuori a farsi belli io ho trascorso la mattina a sgusciare un sacchetto intero di noci che arrivavano direttamente dalla campagna di una sua amica.  E mentre ripulivo le noci dalle pellicine, da parti di guscio e da ospiti indesiderati (eh già, capitano anche loro) sorridevo sotto i baffi 🙂

Lorenzo  è rientrato che i brownies erano già cotti e senza che gli dicessimo nulla li ha annusati. E questo è stato un primo successo. Fra l’altro – con gran soddisfazione della zia cioè io e qui gongolo! – ho insegnato io a Lorenzo ad annusare il cibo. Un pomeriggio d’estate di qualche anno fa sui gradini di casa dei miei di fronte una pianta di basilico. Passavamo la mano e l’annusavamo; passavamo e annusavamo. Solo che a forza di passare la mano abbiamo fatto fuori anche qualche foglia di basilico di mia madre :\

E poi l’ho “tentato” con una mollica: “Lorenzo assaggia: è cioccolato!“. A Lorenzo piace il cioccolato. E Lorenzo non l’ha rifiutata, l’ha assaggiata. E più tardi ci ho riprovato. E Lorenzo l’ha mangiata.

Quello che cercavo di ottenere facendo i brownies non era solo incontrare il gusto degli invitati. Era principalmente conquistare il nome di un altro dolce da aggiungere alla breve lista delle cose che Lorenzo mangia.

Eh sì perché imparare a conoscere l’autismo è una continua sfida e prova. Così anche annusare il cibo, non aver timore di toccare la farina o non rifiutarsi di mangiare una mollica di “qualcosa” di noto ma sotto un’altra forma è un successo che riempie il cuore.

Grazie!

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